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Cenni Storici di Mesagne

Centro della Soglia Messapica, al margine settentrionale del Tavoliere di Lecce, a cavallo della strada statale Appia, a sud-ovest di Brindisi, sorge Mesagne. Le sue origini si confondono con la storia dei tempi: i rinvenimenti archeologici testimoniano che, tra il IV ed il III secolo a.C., i primi abitanti della città furono i Messapi, popolo proveniente dall'Illiria, territorio attualmente compreso tra l'Albania e la Dalmazia meridionale. Occupata dai Romani  nel 226 a.C., essa fu coinvolta nelle guerre puniche, fu conquistata da Annibale nel 211 e riconquistata dai Romani nel 206. All'epoca imperiale di Roma, ebbe funzione di ultima stazione lungo l'itinerario per Brindisi e costituì, pertanto, un importante centro di rifornimento per coloro che si accingevano a salpare per l'Oriente. Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, passò sotto il dominio dei Bizantini. saccheggiata e occupata dagli Ostrogoti verso la metà del VI secolo d.C., fu invasa dai Saraceni per poi tornare a far parte dell'Impero Bizantino. Nel 1194 gli Svevi, con la conquista del regno delle due Sicilie, cedono Mesagne ai Cavalieri Teutonici. Fu comprata e annessa al principato di Taranto  da Federico II per il Figlio Manfredi. Nel 1256 fu distrutta dai Saraceni, e per parecchi anni Mesagne fu tormentata da lotte percio di distruzione. Dopo la venuta degli Angioini, Mesagne conoscerà un periodo di prosperità economica, anche grazie alla concessione di porto Guaceto. Nel 1400 Principe di Taranto Antonio Orsini del Balzo amplio il Castello, lo rese più sicuro e lo abbellì. Dal 1522 Al 1791 Mesagne fu venduta piu volte passando da famiglie a famiglie da Carlo V ad Alfonso Beltrano alla Famiglia Albricci, D’origine lombarda, alla famiglia de Angelis da Igniazio Berretta duca di Sommari, che la cedette a sua volta al figlio Giuseppe, il quale fece demolire la torre del Poliedro già danneggiata dal terremoto del 1743 e fece abbattere le mura. Poi la vendette nel 1791 al principe di Francavilla, Vincenzo Maria imperiali, il quale fù l’ultimo feudatario di Mesagne. Nel 1833 fu fondata una sezione della GIOVANE ITALIA, capitanato dal padre carmelitano Calcagni di Ostuni, che la polizia borbonica represse immediatamente. Ed anche un Circolo Costituzionale presieduto d Annibale Cavaliere. Nel 1861 con la venuta del Regno d’Italia, Mesagne ha conseguito un rapido progresso in tutti i settori produttivi tanto che, ancora oggi, primeggia tra i grossi centri abitati della provincia.

 

Da Visitare

Chiesa Madre Soggetta a diverse modifiche nel corso dei secoli, la costruzione attuale appare, comunque, come la realizzazione del progetto di metà seicento del sacerdote mesagnese Francesco Capodieci. Con le statue di S. Eleuterio, Antea e Corebo  il primo antico patrono della città, madre e discepolo del santo vescovo gli altri che ricordano le più antiche devozioni dei mesagnesi. La chiesa matrice, ad unica navata e a croce latina, risulta essere costruita sul luogo in cui sorgeva la chiesa bizantina di San Nicola Vetere. Alla metà del Quattrocento, però, il luogo sacro fu ristrutturato e dedicato a Tutti i Santi. E restaurata di recente l’antica cappella bizantina dedicata a San Nicola Vetere, la cripta della chiesa a tutti nota come Succorpo  posta sotto l’altare maggiore, le colonne che fungono da pilastro. Nella cripta è custodita una statua della Madonna con bambino. In questo scrigno d’arte, si deve collocare anche un notevole organo a canne. Esso, posto di fronte al pulpito e ad un ingresso minore alla chiesa, è opera del maestro organaro Tommaso Mauro, il quale lasciò diversi di questi strumenti nelle più importanti chiese salentine. L’organo fu realizzato nel 1648 e ristrutturato nel 1710, ma un ulteriore, completo intervento di restauro, è stato compiuto negli anni scorsi per restituire allo strumento tutti i suoi pregi antichi. Su tutti gli altari della chiesa, sono collocate tele di notevole valore. quadri come l’Assunzione di Saverio Lillo da Ruffano, il Sant’Oronzo la Madonna del Carmine del  secolo XVIII di Giuseppe Bonito, e opere dai mesagnesi  Gian Pietro Zullo e Andrea Cunavi, Domenico Pinca e Teresa dello Diago.

Castello Sorge sul lato meridionale, La sua origine risale all’età normanna, ma così come lo vediamo oggi esso è il risultato del susseguirsi di diversi interventi che lo hanno portato da fortezza difensiva a residenza feudale. In età federiciana era tra i più considerevoli, perché al tempo di Federico II era  menzionato tra quelli che necessitavano di interventi. Nel 1247 papa Innocenzo IV concesse il castello a Tommaso e Riccardo di Marimonte, Ma probabilmente non avvenne a causa dell’opposizione di chi restò fedele a Manfredi di Svevia, le cui truppe saracene al soldo, lo devastarono nel 1254, punendo così la fedeltà di Mesagne al papa. Giannantonio del Balzo Orsini nel XV secolo e la torre quadrata che ancora si erge imponente, anche la sistemazione delle mura che cinsero la parte antica della città, intervallate da ben 22 torrette che ne descrivevano, quasi a tappe, il percorso. 1750 fu abbattuta la torre più piccola  che veniva chiamata  torre del Polledro  o  Polledrello a causa dei considerevoli danni che la struttura aveva subito con il con il sisma del 20 febbraio 1743.Da palazzo baronale, il castello diventò proprietà comunale nel 1973.in seguito, sottoposto ad completi lavori di restauro e dal 1999 ospita il museo civico, uno dei più importanti dell’area salentina, punto di riferimento di quanti vogliono studiare, o semplicemente conoscere, la civiltà messapica, l’interscambio tra questa e la civiltà magnogreca, la romanizzazione della Puglia meridionale, il tardo medioevo.

Museo nel 1935, con una donazione privata, fu istituito il Museo Civico Archeologico Ugo Granafei. Esso si è arricchito grazie ai materiali di donazioni, rinvenimenti fortuiti, campagne di scavo, e grazie anche ai reperti assegnati in deposito dalla Soprintendenza Archeologica per la Puglia. Attualmente il patrimonio complessivo è di circa 2.500 reperti, di cui circa 1.000 esposti. Tehe documenta la cultura materiale dell'età messapica tra il VI e il IV sec. a.C.  e Teche illustrano vasellame dell'età del Bronzo, manufatti in pietra, materiale di età romana e ceramica di età medievale. Sezioni dedicate alle iscrizioni su pietra, il lapidarium è costituito prevalentemente da iscrizioni latine, a testimonianza dell'importanza della presenza romana nel territorio, dopo la fondazione di Brindisi nel 244 a.C. Nel lapidarium è conservata anche una lastra tombale, con iscrizione messapica, proveniente da «Muro Tenente». Di notevole importanza l'iscrizione votiva dedicata a Diovei Mourgo e databile alla fine del II sec. a.C., essa testimonia l’inserimento di Giove, la massima divinità romana, tra gli dei della religione messapica. rinvenuta nel 1988, databile al III sec. a.C. il corredo, proveniente dalla necro­poli meridionale, ritrovato in una tomba a semicamera.

IN GIRO PER LA CITTA' TRA: Porta Grande, Il complesso archeologico, Muro Tenente, Le Terme Romane, Chiesa di San Cosimo, Chiesa di Mater Domini, Chiesa di S. Anna, Chiesa di S. Leonardo e Porta Nuova, Chiesa di Santa Maria, Chiesa di Santa Maria di Loreto, Chiesetta della Misericordia, Chiesetta di Santa Maria di Stigliano ed ex convento,Dei Cappuccini, Tempietto di S. Lorenzo,Chiesa SS. Annunziata ed ex convento dei Domenicani, Chiesa dell'Immacolata, Santuario del Carmine.

 

Frazioni

Torretta, Capece, Muro Tenente, Chiancaro, Cavallino, Pignatella, Corti vecchie, Santo Stefano, Gioia, Muri, Castellana, Tobiano, Cerrito, Canali, Palmitella, Laviano, Vergine, Cavaliere, Caracciolo, Maria delle Grazie, Annunziata, Verardi

 

 
Provincia Frazioni Popolazione Superficie (km²) Densità (ab./km²)

Provincia di Brindisi

22

20.597

122.07

228.38

 

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