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La Storia di Lucera
Città del Tavoliere, presso le pendici orientali dei monti della Daunia. L’area urbana ha per centro il duomo: la zona più antica, di forma rotondeggiante, l’abitato si è esteso lungo gli assi della fitta rete stradale che da tutte le direzioni converge in città. Di origine dauna, fu un importante municipio romano ed ebbe grande sviluppo in età tardoimperiale quando sotto Costantino fu capoluogo dell’Apulia; tale importanza la città mantenne sotto i longobardi. Occupata dai bizantini, nel 1070 fu incorporata nei domini normanni. Visse il suo periodo di maggiore splendore con gli svevi: Federico II la trasformò in una munita residenza imperiale e vi trasportò gruppi di fedeli saraceni da cui ebbe il nome di Luceria Saracenorum. Dopo il loro avvento, i d’Angiò sterminarono i saraceni, dotando la città di chiese cristiane. Fino al 1806 Lucera fu capoluogo della Capitanata e del Molise.
L’industria ha raggiunto notevole sviluppo nel settori dei laterizi, metalmeccanico, della trasformazione dei prodotti agricoli (molini, stabilimenti vinicoli e oleari) e del mobilio. Diffuso è l’allevamento; anche il turismo costituisce una buona fonte di reddito.
Centro artistico e archeologico di rilievo, Lucera conserva varie tracce del periodo romano, tra cui l’anfiteatro (sec. I a.C.), ellittico, quasi completamente ricavato in una depressione naturale. Dell’imponente complesso fortificato voluto da Carlo I d’Angiò (1269-1283) rimane integra la sola cinta muraria, opera del d’Angicourt. È a pianta poligonale, con un perimetro di 900 m scandito da numerose torri quadrangolari, che diventano pentagonali sul lato verso la città, delimitata da due possenti torrioni circolari. Al periodo angioino appartiene anche il duomo dell’Assunta, una delle più maestose chiese gotiche italiane. Sulla facciata si aprono tre portali sormontati da archi ogivali, ai lati una torricella e un campanile quadrato. L’esterno absidale è forse del d’Angicourt. Angioina è anche la chiesa di San Francesco (sec. XIV).